Leone di Lapo Gucci pittore
e il lascito alla SS. Annunziata (1359)

Il primo settembre 1359 il pittore Leone di Lapo Gucci fece scrivere il suo testamento. Suo padre, anche lui pittore, nel 1350 – riporta il Vasari – fu tra i fondatori della compagnia o confraternita della sua arte:

“E quelli che primi con titolo di Capitani governarono la detta Compagnia, furono sei, et in oltre due consiglieri e due camarlinghi; come nel vecchio libro di detta Compagnia, cominciato allora, si può vedere. Il primo capitolo del quale comincia così: Questi capitoli et ordinamenti furono trovati e fatti da’ buoni e discreti uomini dell’Arte de’ Dipintori di Firenze et al tempo di Lapo Gucci dipintore, Vanni Cinuzzi dipintore, Corsino Buonaiuti dipintore, Pasquino Cenni dipintore, Segnia d’Antignano dipintore. Consiglieri furono Bernardo Daddi e Iacopo di Casentino, dipintori; e camarlinghi Consiglio Gherardi e Domenico Pucci, dipintori”.

Di certo dovette far parte della compagnia lo stesso Leone, che troviamo ricordato ancora nel 1378 (Heines) e che, per provvedere con un largo anticipo, cioè nel 1359, ai figli del fratello Iacopo, sempre pittore, fece scrivere il testamento nella sua casa nel popolo di San Lorenzo alla presenza di un buon numero di testimoni. Questi erano (tra parentesi la parrocchia scritta nella pergamena): Francesco di Nuccio (San Lorenzo), Guidone di Spigliato (Santa Reparata), Aymato di Bonacosa (idem), Bonaiuto di Lando (San Michele Visdomini), Lorenzo di Agnolino (San Lorenzo), Guido di Giovanni (Santa Maria Maggiore), Antonio di Nencio (San Michele Bertelde), Simone di Lapo “de Rasorio” e frate Pietro di Danese dei Servi di Maria della SS. Annunziata in rappresentanza del convento.
Di questi Guido di Spigliato forse fu il pittore rettore della compagnia di Maria Vergine in Santa Maria Novella di cui parla il Milanesi (Documenti ...), e Simone il figlio del miniatore Lapo da Rasoio (Vicchio) che nel 1377 lavorò a un codice, oggi conservato nella Biblioteca di Parma (Atti e memorie, 1865). Quindi è probabile che anche gli altri testimoni, almeno in parte, fossero artisti del pennello colleghi di Leone. Nulla di strano, considerando la fiducia e lo stretto legame che allora si stabilivano tra i membri di un’arte.
In loro presenza dunque Leone raccomandò l'anima a Dio onnipotente, a Cristo suo figlio unigenito, alla Beata Vergine Maria e a tutti i Santi e dispose la sua sepoltura presso la chiesa dei frati Servi di Santa Maria di Firenze.
Quindi volle “pro incertis et male ablatis” destinare 5 lire ai poveri di Cristo.
E, per rimedio dell'anima sua e di Chiara un tempo sua madre dispose che i frati dei Servi celebrassero messe e un anniversario nella loro chiesa per lui e per la madre. A tal fine lasciò alla SS. Annunziata la metà della metà (un quarto) dell’usufrutto di un podere con casa nel popolo di San Michele a Aglioni nel comune di Vespignano e destinò l’altro quarto a favore del sostentamento e per i vestimenti di frate Giovanni che stava in convento. Era suo nipote in quanto figlio del fratello Iacopo.
Leone poi lasciò qualcosa all'ospedale di Santa Maria Nuova e volle come suoi eredi universali di tutti i beni mobili e immobili in uguali porzioni Lorenza, Francesca, Filippa, Paola, Matteo, Lapo, e Marco “nepotes et neptes”, suoi nipoti, fratelli e sorelle figli del citato Iacopo.
Fece scrivere anche la condizione di non vendere, donare permutare, etc. detti beni (che di certo dovevano dare buon sostegno alla famiglia) e, in caso contrario, li destinava al convento dei Servi di Maria di Firenze.
Rogò il testamento Antonio Di Michele Arrighi da Firenze copiandolo dalle imbreviature di Francesco del fu Giovanni Ciai da Pulicciano.

La successione ereditaria non fu facile per i frati dell’Annunziata. Ne avevo accennato in Vita quotidiana ricordando le note dei registri dedicate alla lite trascinata presso i tribunali fino al secolo successivo. Erano queste:

– 18 ottobre 1405, “a un messo del veschovo el quale andò a entrare in tenuta nei beni di Lione che sono in Mugello e questo si fa a dì xii d’agosto e andovi per due volte dando per ciascheduna volta soldi venti, l.2”.
– maggio 1406, “dedi a ser Mariano a dì xx d’ottobre millequatrocentocinque per coppiare el nostro sindacato per metterllo nel palagio del podestà per lo facto del podere di Lione, montò una lira e soldi dieci e per metter le nostre scripture nel decto palagio del podestà, montò in tutto la decta spesa, l.3”.

Fino a che il cronista poté scrivere tranquillamente:

– 14 dicembre1410, “a Berto di Iacopo orafo pergabella di 3 staia di grano che ci lasciò Lione di Lapo dipintore, ci lasciò un quarto di un poderuzo che si affitta”.

E in seguito ripetere:

– 1443, Lione di Lapo Gucci pittore dispone per la sua eredità e lascia la rendita di un podere ai frati, con il patto che la metà della rendita vada a fra Giovanni di Iacopo suo nipote, per suo vestimento. Dopo la morte di fra Giovanni detta entrata torna al convento.
– 1477, Lione di Lapo Gucci dipintore del p. di San Lorenzo testa un podere popolo san Michele a Gione (sic) comune di Vespignano con casa e terre apartenente acciò si faccia un uficio per mona Chiara sua madre e suo descendenti; carta è nel scrigno e altre conditioni e lasciti. Al tempo in cui scrissi di Vita quotidiana non conoscevo la data del testamento, cioè il 1359, e pertanto ora completo le notizie già citate.

Il Milanesi a commento delle Vite del Vasari al capitolo riguardante Bernardo Daddi ricorda che “abitò dapprima nel popolo di San Lorenzo, poi tornò nel 1333” in una casa di via Larga comprata da monna Chiara moglie di Lapo Gucci pittore.
Iacopo, fratello di Leone, egli stesso pittore, è documentato anche nel 1330; collaborò con Taddeo Gaddi e altri anche a dei lavori a Santa Maria del Fiore nel 1364.
Suo figlio Matteo fu pure pittore e si trova citato nel 1378.
Un Iacopo di Antonio di Iacopo di Lapo di Gucci infine ebbe dei contatti epistolari con Francesco di Marco Datini da Prato tra 1382 e 1384.

Queste alcune notizie sulla famiglia. Resta da chiedersi se Lapo di Guccio, i suoi figli e i discendenti avessero lavorato come pittori anche per la SS. Annunziata. Forse ... di fatto documenti diretti o citazioni su questo argomento almeno per ora non ne ho trovati.

Paola Ircani Menichini, 18 giugno 2022.
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